Le suggestioni generate dai crateri e dalle fumarole, unite al sole della Campania Felix e agli scorci sublimi offerti dalla costa, non potevano non ingenerare nelle antiche popolazioni greco-latine la nascita di miti e leggende, nonchè ispirare poeti, come Virgilio, per la creazione della sua opera maxima.
lo scontro tra i Titani
Secondo alcune leggende i Campi Flegrei ebbero origine dalla Gigantomachia.
I Titani, figli di Urano e Gea, erano degli dei di grandezza prodigiosa ed enorme forza che non avevano alcuna voglia di sottomettersi a Zeus e così decisero di fargli guerra.
I Titani per combattere si fecero affiancare dai Giganti, e questi cominciarono a scagliare grandi rocce sulla terra nel tentativo di colpire l’Olimpo, creando degli immensi crateri…proprio come quelli dei Campi Flegrei.
Alla fine Zeus, con l’aiuto di Ercole, ebbe la meglio e rinchiuse i Giganti sotto la crosta terrestre…proprio dove oggi ci sono i vulcani…i giganti di certo non stanno fermi e di tanto provocano eruzioni e dissesti geologici
Il mito di Persefone
Demetra, dea protettrice delle messi, era la madre di Persefone. Un giorno Persefone, mentre coglieva dei fiori con altre compagne si allontanò dal gruppo, all’improvviso la terra si aprì e dal profondo degli abissi apparve Ade, Dio dell’oltretomba e signore dei morti che la rapiva perchè da tempo innamorato di lei.( L’accesso al regno dei morti era situato nell’Averno) Il rapimento si era compiuto grazie al volere di Zeus che aveva dato il suo consenso ad Ade per compiere la violenta azione amorosa. Demetra, accortasi che Persefone era scomparsa, per nove giorni corse per tutto il mondo alla ricerca della figlia sino alle più remote regioni della terra. Ma per quanto cercasse, non riusciva ne a trovarla, ne ad avere notizie del suo rapimento. All’alba del decimo giorno venne in suo aiuto Ecate, che aveva udito le urla disperate della fanciulla mentre veniva rapita ma non aveva fatto in tempo a vedere il volto del rapitore, che suggerì a Demetra di chiedere ad Elios, il Sole. E così fu. Questi disse a Demetra che a rapire la figlia era stato Ade. Demetra furiosa e disperata, per vendicarsi, decise che la terra non avrebbe più dato frutti ai mortali così la razza umana si sarebbe estinta nella carestia. In questo modo gli dei non avrebbero più potuto ricevere i sacrifici votivi degli uomini di cui erano tanto orgogliosi. Si mise quindi la Dea a vagare per il mondo per cercare di soffocare la sua disperazione, sorda ai lamenti degli dei e dei mortali che già si disperavano per la carestia.
La fame divenne sempre più atroce, tanto che le preghiere degli umani commossero Zeus, che inviò Ermes, il messaggero degli dei, nell’oltretomba da Ade, per ordinargli di rendere Persefone alla madre. Ade, inaspettatamente, non recriminò alla decisione di Zeus ma anzi esortò Persefone a fare ritorno dalla madre. L’inganno era in agguato. Infatti Ade, prima che la sua dolce sposa salisse sul cocchio di Ermes, fece mangiare a Persefone un seme di melograno, compiendo in questo modo il prodigio che le avrebbe impedito di rimanere per sempre nel regno della luce. Grande fu la commozione di Demetra quando rivide la figlia ed in quello stesso istante, la terrà ritornò fertile ed il mondo riprese a godere dei suoi doni. Solo più tardi Demetra scoprì l’inganno teso da Ade: avendo Persefone mangiato il seme di melograno nel regno dei morti, era costretta a farvi ritorno, ogni anno, per un lungo periodo. Questo infatti era il volere di Zeus. Fu così allora che Demetra decretò che nei sei mesi che Persefone fosse stata nel regno dei morti, nel mondo sarebbe calato il freddo e la natura si sarebbe addormentata, dando origine all’autunno e all’inverno, mentre nei restanti sei mesi la terra sarebbe rifiorita, dando origine alla primavera e all’estate
Dedalo e Icaro
Ad Atene viveva Dedalo, un artista capace di scolpire strepitose, modellate con tanta perfezione da sembrare animate di vita, egli aveva grande ingegno ed era capace di costruire cose mai viste prima.
Un giorno Dedalo fu convocato da Minosse, che lo incaricò di costruire un palazzo sotterraneo in cui rinchiudere il Minotauro. Così l’architetto abilissimo costruì il famoso Labirinto. Ma purtroppo il mostro venne sconfitto da Teseo e, Minosse quando venne a saperlo, montò su tutte le furie e incolpò Dedalo dell’accaduto. Per punirlo il re, rinchiuse l’architetto e suo figlio Icaro nello stesso Labirinto. Dedalo, che non poteva sopportare a lungo l’odiosa prigionia, volle tentare a qualunque costo, l’evasione e sapeva bene che l’unica via di scampo era costituita dal cielo. Perciò Dedalo costruì per sé e per suo figlio due paia d’ali tessute di piume leggere; le attaccò con cera alle spalle e alle braccia di Icaro e se le fissò anch’egli al dorso, e raccomandò al figlio di non aver paura, ma al tempo stesso di non volare troppo alto, o il calore del sole avrebbe sciolto la cera delle ali. Fiducioso Dedalo si lanciò nello spazio, mentre Icaro lo seguiva .
Purtroppo Icaro non obbedì, affascinato dalla grande avventura del volo cercò di salire sempre più in alto e finì per precipitare nelle acque dell’Egeo.
Dedalo, angosciato e disperato non potè far nulla per il figlio e così quando approdò a Cuma ( Parco archeologico di Cuma-Tempio di Apollo che potrete visitare) vi costruì un magnifico Tempio dedicato ad Apollo ove vi seppellì le ali.
La Sibilla Cumana
La giovane Deifobe, figlia del pescatore Glauco, nacque in Eritrea, donna di una bellezza e grazia più uniche che rare.
Ella aveva uno stuolo di spasimanti, e attirò persino le attenzioni del Dio Apollo.
Quest’ultimo la corteggiò in ogni modo, ma la fanciulla era così presuntuosa da respingere persino il Dio del Sole…sin quando Egli le offrì la possibilità di realizzare i suoi più ambiziosi desideri. Dinanzi a tale possibilità Deifobe chiese di essere immortale, e il Dio Apollo le concesse di vivere in etreno purchè divenisse la sua sacerdossa, in modo da poterla possedere ogni volta che ne avesse voglia e lei accettò…
Sciocca ragazza, non ricordò di chiedere anche la giovinezza, gli anni passavano e Deifobe, non più giovane e bella cominciò a vagare , fin quando giunse sulle sponde di Cuma, ove decise di fermarsi per sempre elargendo le sue profezie agli avventori. Fu qui che si recò il Pio Enea per sapere come raggiungere il padre Anchiese e spalancare le porte dell’Ade!
( L’antro della Sibilla viene identificato a Cuma o sulle sponde dell’Averno)